il Castello di Rivalta

Il Castello di Rivalta, o “Ripa Alta”, sorge all’imbocco della Val Trebbia.  Lo si scorge alla destra della SS45, paradiso dei motociclisti, quando prima di Rivergaro inizia a salire verso Bobbio e il Penice per poi tuffarsi verso Genova e il mare.   Questo maniero però vanta origine lontane, legate proprio all’importanza storica del fiume e della valle del Trebbia. La zona fu scenario di una delle pagine più sanguinose della seconda guerra punica (III sec a.c.). Qui l’esercito romano si scontrò con quello cartaginese comandato da Annibale.  A Rivalta infatti, ubicata in posizione strategica, esisteva già allora una torre di avvistamento o un piccolo accampamento da marcia fortificato.   Dopo il crollo dell’impero romano e l’invasione barbara della penisola italiana Rivalta divenne territorio prima dei Longobardi, poi dei Franchi.

Le prime notizie certe sulla storia del castello di Rivalta sono riportate in un atto di divisione del 1025. Successivamente l’imperatore Enrico II ne donò, nel 1048, una parte al monastero benedettino di San Savino di Piacenza. Nel secolo successivo i principali avvenimenti che lo coinvolsero furono assedi, distruzioni e il succedersi di proprietari diversi.  Rivalta divenne poi proprietà della potente famiglia Malaspina.

Nel secolo successivo furono papato e impero a contendersi il feudo e nel 1255 il marchese Oberto Pallavicino, nemico agguerrito dei guelfi, ordinò la distruzione dei complessi fortificati legati alla Chiesa. Anche Rivalta fu inclusa nell’elenco.

Agli inizi del Trecento il castello di Rivalta compare nei documenti, come di proprietà di Obizzo Landi detto Verzuso, appartenente ai Landi di Cerreto. Da allora castello e borgo, racchiusi da una protettiva cinta muraria, seguirono le vicende e il destino della famiglia Landi.

Nel 1808 si estingue il ramo dei Landi conti di Rivalta e marchesi di Gambaro e il castello passa al ramo dei Landi conti delle Caselle marchesi di Chiavenna. Verso la fine dello stesso secolo, fu poi acquistato dal Conte Carlo Zanardi Landi di Veano, i cui discendenti ne sono tutt’ora proprietari.

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